0,1%, ovvero un decimo di punto.
Questa la differenza tra l’inflazione attesa (3,1%) e quella “accertata” a fine giugno negli USA.
Eppure una percentuale sufficiente a modificare l’umore dei mercati, che anche ieri hanno brindato. Non solo quelli azionari, senz’altro più marcatamente sensibili e reattivi, ma anche quelli obbligazionari, con rendimenti nuovamente in calo e spread in restringimento. Il dato potrebbe essere la conferma che il rigore monetario sta producendo i risultati attesi: è noto che l’impatto delle manovre monetarie non è mai immediato, manifestando la sua efficacia a distanza di mesi, se non di anni, dalla sua attuazione. Se così fosse, quindi, senz’altro aumenterebbero le pressioni sulla FED affinchè valuti con ancor maggiore attenzione la possibilità di un ulteriore rialzo dopo l’estate, dopo quello, oramai certo, di fine luglio. Il ribasso dei rendimenti obbligazionari, più ancora dei rialzi azionari (questi ultimi tendono ad anticipare le fasi economiche, per cui sono “proiettati” già alla crescita), è indice del fatto che gli operatori cominciano a pensare che la recessione non sia così certa e che, anche laddove ci fosse, non scalfirebbe più di tanto l’economia. Una percezione che si manifesta con evidenza soprattutto sui rendimenti dei titoli a breve, mentre di norma non tocca (o lo fa in modo marginale) quelli “a lungo”. Il treasury Usa biennale, che fino a pochissimi giorni fa, rendeva oltre il 5%, è calato, di colpo, al 4,65%. Il decennale, invece, è passato dal 4% al 3,80% circa.
Il rigore monetario, peraltro, potrebbe continuare anche sotto “mentite spoglie”. Se l’inflazione dovesse continuare a scendere a ritmi costanti e i tassi rimanessero a livelli elevati, di fatto si assisterebbe ad un rialzo dei tassi reali. Avremmo quindi davvero una politica monetaria restrittiva, che, paradossalmente, si attuerebbe a fronte di tassi che rimangono fermi oppure dovessero scendere ad un ritmo inferiore a quello con cui calano i prezzi.
Probabilmente gli operatori “scommettono” anche su questo, con il sistema bancario sempre di più “longa manus” delle Banche Centrali per quanto riguarda la trasmissione delle loro politiche monetarie, che anche di fronte a cali significativi dell’inflazione si prenderanno del tempo per ridurre il costo del denaro.
Rimangono, peraltro, differenze tra la situazione americane e quella europea.
Di “là dell’oceano” il ciclo è senz’altro più avanti: essendo partito tutto prima, è normale che finisca anche prima. In Europa, invece, siamo un po’ in ritardo. Motivo per cui, per quanto autorevoli voci (vd. il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco) suggeriscano cautela e ancora cautela, sono ancora parecchi quelli che prevedono che la BCE si “dissocerà” dalla FED, rimanendo più orientata, al momento, ad un paio di rialzi. Rialzi, comunque, in buona parte già “scontati” dal mercato.
Chiusure positive ieri sera a Wall Street, con il Dow Jones appena sopra la pari, mentre quasi “euforico” il Nasdaq, cresciuto di oltre l’1,73%. A proposito di Nasdaq, oggi la SEC, l’organismo che controlla la borsa USA, dettaglierà il “ribilanciamento” dell’indice tecnologico. L’obiettivo è di riequilibrare i rapporti di forza tra le società a più grande capitalizzazione (quello oltre i $ 1.000 MD di capitalizzazione, attualmente 6) e il “resto” del mercato, con le prime che oggi valgono oltre il 50% dell’indice. Le attese sono che i primi 5 titoli dovranno avere un “peso” che non potrà superare il 40% del valore di borsa complessivo. L’entrata in vigore del nuovo regolamento è fissata per il 24 luglio.
Questa mattina mercati asiatici positivi, che se stanno limando i guadagni rispetto ai massimi di giornata.
A Hong Kong l’Hang Seng sale dello 0,46%; in Cina Shanghai a + 0,17%, mentre a Tokyo il Nikkei ruota intorno alla parità.
Futures poco mossi ovunque.
Ancora in rialzo il petrolio, a $ 76,85.
Gas naturale a $ 2,547, sulla parità rispetto a ieri.
Idem l’oro, a $ 1.964.
Continua la discesa dello spread, che si porta a 167 bp. BTP al 4,16%, dopo i picchi dei giorni scorsi.
Bund al 2,49%.
Treasury al 3,77% nelle prime quotazioni di giornata.
€/$ a 1,12 sulle previsioni dell’allentamento monetario negli USA.
Fiammata del bitcoin, che si porta sopra i $ 31.000 (31.388).
Ps: in alto il tricolore. Ai mondiali paralimpici, in corso di svolgimento a Parigi, 3 atlete italiane si sono classificate ai primi 3 posti, con la vincitrice, Ambra Sabatini, che ha realizzato anche il record del mondo). Il bis di quanto successo alle Paralimpiadi di Tokyo 2021.